martes, 24 de julio de 2007
los costos de la politica italiana - què opinan?
l'eliminazione dei viaggi di studio all'estero e una ridefinizione dei vitalizi
Stretta su vitalizi e viaggi
Via ai tagli di Camera e Senato
di CLAUDIA FUSANI
Marini e Bertinotti
ROMA - Sessanta milioni di euro in meno ogni anno. Si comincia dal prossimo gennaio, per una piccola parte. Si va avanti nella prossima legislatura in modo più consistente. Sono quattro gli interventi decisi dagli uffici di presidenza di Camera e Senato. Tagliano pensioni, vitalizi e aggiornamenti culturali dei parlamentari. Non cambieranno certo i destini dei grassi bilanci dei costi della politica che si aggirano intorno ai quattro miliardi di euro all'anno. Almeno, però, indicano una strada. "Abbiamo cominciato, vi prego di considerare questo aspetto, da anni si parla di tagliare i costi della politica ma questa è la prima legislatura che decide qualcosa di concreto", sottolinea il presidente della Camera Fausto Bertinotti. "Sono i primi parziali approdi raggiunti all'unanimità, e il lavoro non finisce qui, anzi è appena all'inizio", insiste il presidente del Senato Franco Marini.
Le misure. Soppressione delle contribuzione volontaria - A regime porterà un risparmio del 25 per cento all'anno. Uno dei tanti privilegi dei parlamentari era quello che bastava fare due anni, sei mesi e un giorno di legislatura per avere diritto alla pensione-vitalizio. Il parlamentare doveva solo provvedere da solo a versare i contributi e tra i 60 e i 65 anni di età si porta a casa circa tremila euro di pensione. Questo non sarà più possibile, "a partire dalla prossima legislatura" si affretta a spiegare il senatore Nieddu, uno dei questori del Senato che con Galante e Albonetti (questori della Camera) hanno lavorato sul pacchetto dei tagli.
Modifica dell'importo dell'assegno di vitalizio. In pratica è la nuova tabella in base alla quale è deciso l'importo del vitalizio. Il nuovo sistema prevede una misura minima pari al 20 per cento dell'indennità parlamentare lorda se il deputato o il senatore hanno fatto almeno cinque anni effettivi di mandato. E ne prevede una massima pari al 60 per cento dello stipendio (che si aggira sui 14 mila euro) quando il deputato ha fatto almeno quindici anni effettivi di mandato. La nuova tabella, in vigore anche questa dalla prossima legislatura, dovrebbe portare a regime un risparmio di circa 2,5 milioni di euro all'anno. Nessuna di queste misure è ovviamente retroattiva.
Estensione dell'istituto della sospensione dell'assegno vitalizio. Cioè no all'accumulo di vitalizi e indennità. Questa norma, in pratica, impedisce che l'ex deputato che ha diritto al vitalizio e che va a ricoprire altri incarichi pubblici, vada a sommare vitalizi, indennità o altri gettoni. Insomma, i soldi dall'amministrazione dello Stato si prendono una volta sola. Troppi se ne sono visti, e se ne vedono, di amministratori e politici che accumulano soldi grazie agli stipendi pubblici. L'elenco delle incompatibilità è lungo venti punti. E passa in rassegna tutte le cariche elettive o di governo da palazzo Chigi all'ultimo degli enti locali passando per la Rai, le varie Authority e Commissioni. Questa misura entra in vigore il primo gennaio 2008 e, una volta a regime, porta a un risparmio di otto milioni di euro all'anno.
Abolizione dei rimborsi spese dei viaggi per aggiornamento professionale. Ogni deputato o senatore ha diritto a 3 mila e cento euro all'anno di rimborsi per essere più colto e aggiornato. "E dire che ce ne sarebbe tanto bisogno." ha detto Bertinotti. Pazienza, tutto tagliato, soppresso. Per un risparmio di circa due milioni di euro all'anno.
"Siamo intervenuti sugli aspetti più stridenti", ha detto il questore Albonetti. Le misure decise oggi dalle due presidenze di Camera e Senato e proposte dai sei questori, sono esecutive. Non devono fare cioè passaggi in aula o altro. "Entrano nel regolamento".
In molti, dopo aver letto le norme, hanno avuto la sensazione che la montagna abbia partorito il topolino. E però è decisa la risposta dei due presidenti: lo spreco della politica è sotto gli occhi di tutti e nessuno finora aveva mai fatto nulla. "Non voglio certo avanzare paternità, però sottolineo che questa legislatura ha deciso di intervenire e l'ha fatto. E' un atto importante", dice Bertinotti. Che aggiunge, quasi mettendo le mani avanti: "Abbiamo scelto di lavorare in progress per dare subito segnali concreti di ascolto di ascolto all'antipolitica". Marini spiega che "il Senato ha deciso di avviare una Commissione di indagine sui costi della politica" (battibecco con il giornalista di Radio Radicale che ha chiesto al presidente del Senato "quanto costerà questa nuova Commissione") e che il "lavoro è appena cominciato". Va detto che la Camera mantiene i vitalizi di 1406 ex deputati e di altri 456 che sono in attesa di prenderla. Il Senato ha in carico il vitalizio di 1297 ex senatori. Nessuno dei provvedimenti decisi è retroattivo.
Riassumendo. Prodi aveva messo la riduzione dei costi della politica tra il decalogo della fiducia al suo governo a febbraio scorso. Prima della pausa estiva la situazione è la seguente: il governo ha proposto un taglio di un miliardo e trecento mila euro tra riduzioni e accorpamenti di enti locali, comunità montane, auto blu e telefonini. Il testo dovrebbe essere approvato dall'ultimo Consiglio dei ministri prima dell'estate, il 3 agosto. Camera e Senato cominciano con un taglio di 60 milioni di euro all'anno a partire però dalla prossima legislatura. L'inizio della fine della casta?
(23 luglio 2007)
sábado, 7 de julio de 2007
¿Cómo es estar lejos?
Seguramente muchos de Vds. se preguntarán: ¿cómo es estar lejos? ¿Vale la pena que me vaya?
La pura verdad es que, mi caso, fue algo particular, dado que no me vine exiliado, sino por propia voluntad. Vine con un trabajo bueno y, con la posibilidad de volver -casi- cuando quisiera.
Por otra parte al llegar, en el proyecto en el que trabajaría, había tres argentinos más -uno casi español ya, pero bueno-. Además, y esto no es cosa menor, yo vine con mi passaporto italiano, con que, nunca fui un alien -más bien, y parafraseando a Sting, un legal alien-.
El proyecto terminó abruptamente, pero yo decidí quedarme. Gracias a Dios, y sin que yo me lo mereciera, me tocó, tanto en el curro como en la vida, tratar con la mejor gente del mundo, lo que hizo que todo fuese más fácil.
La pura verdad es que no sé si es porque aún no se me ha pasado en enamoramiento con la Ciutat Comtal, o que tuve la suerte de encontrar excelentes personas aquí en Catalunya -nada que ver con lo que me decían de los catalanes antes de venir-, o no sé qué, pero aún no he sentido esas ganas de volver, esa añoranza suprema del terruño natal. Es más, creo que podría decir que Barcelona es, ahora, mi nuevo terruño.
¿Quiere decir todo esto que es fácil estar lejos? PARA NADA. Nada más lejos que eso. Es verdad que puedes tener la suerte de encontrar gente maravillosa cerca tuyo -y de hecho yo lo hice-, es verdad que puedes comprarte cosas que allá no podías, que llegas a fin de mes mejor de lo pensabas y todo esas cosas. Pero, primero, eso no le pasa a todo el mundo y, segundo y principal, con todo eso no haces nada. Cuando llega la noche y estás solo, o cuando no tienes ganas de hacer nada pues solo no vale la pena, es ahí cuando te das cuenta que te falta algo.
Claro que sí, la gente de la que me rodeé es genial -y con eso me quedo corto-. Claro que son excelentes personas y amigos -dado que, para mí, son mucho más que simples compañeros de curro-. Pero, lo que sucede es que, cuando yo llegué acá ellos ya tenían una vida y, como decimos con Leonel -amigo de Argentina-, a esta altura de la vida y, justamente por eso, es difícil hacer amigos. Por ende, ellos ya tienen sus amigos, sus cosas, sus vidas y, por más buena gente que sean, no puedo pretender que cambien todo por mí.
Por otra parte, no muchos tienen la suerte de encontrar un trabajo bueno, gente buena y de llegar y ser recibidos con los brazos abiertos. Además, y esto no deben olvidarlo, yo vine con todos los papeles en regla. Así todo, cuando me hicieron efectivo y tuve que hacerme cargo yo de la vivienda, me costó sangre encontrar algo. Dado que, lo bueno es muy caro y, por otro lado, siempre te piden contrato, nómina y cosas que yo no tenía al no ser aún empleado.
O sea, si dejamos de lado mi caso algo especial, venirse al otro lado del mundo, tiene sus bemoles. Tiene cosas buenas, pero tiene otras que no son nada agradables.
Me parece a mí, desde mi humilde opinión, que antes de venirse -a Europa, o antes de irse a ningún lado- hay que sopesar bien todos los puntos y, como siempre, tener bien en claro cuál es el objetivo que queremos conseguir...
Me parece importante destacar el problema grande que representa el Idioma. Si bien aquí se habla Castellano [aunque hablen Català, el 99% de la gente habla Castellano también y, no tienen problema de cambiar cuando tu no les hablas en Català], pero si se van a Italia, Francia, Inglaterra, Holanda, etc., tengan en cuenta que el idioma es un gran limitante. Y se los digo desde la experiencia, dado que aún siendo bilingüe -Castellano e Inglés-, estando en Bruselas he tenido mis problemas comunicándome con alguna gente, por ejemplo, para comprar el almuerzo, lejos del centro turístico-.
Los Argentinos NO somos Latinos
Lo que sucede es que el último Sant Joan [23 de Junio a la noche, o sea, la Verbena de Sant Joan] mientras me dirijía a a la Bogatell [playa] junto con MC (mi colega Malaysio del curro) en el metro había -por lo menos en mi vagón- una parba de "latinos" (Ecuatorianos, Peruanos, Colombianos, etc.) y, bueno nada, venían haciando un desmán increíble.
Sí, yo entiendo que era una Nit de Festa que, todos, quién más quién menos nos queríamos divertir y pasarla bien; que los guiris también estaban algo descontrolados, pero era un descontrol distinto.
A ver, a qué quiero llegar con todo esto. Simple, a qué, por un momento, sentí vergüenza de ser latino. Digo, como se burlaban de la gente, como warreaban a las damas, como se reían de mi compi Malayo. En fin.
La cosa es que en el mismo vagón había otros Argentinos. Y claro, ellos no hacían lo mismo. Se comportaban distinto, muy distinto. Eso fue uno de los indicios que me hizo notar que no somos igual que el resto de Sud América. (No digo que seamos mejores ni peores, sino distintos).
Cuando hablas con algún latino -de los tantos que hay en BCN- todos te dicen lo mismo, que extrañan sus costumbres, sus comidas, sus... ¡Claro que sí! ¡Yo también extraño los asados! Pero no a tal extremo. Dado que, la comida que se come aquí, con sus difrencias, claro, es similar a la que se come en Argentina. Las costumbres de la gente, también son similares, en fin, no somos tan distintos.
En fin, luego de mucho pensarlo, me he dado cuenta de que sí, puede que sea verdad, eso de que los Argentinos tenemos aires de grandeza, que nos creemos europeos en América del Sur, y todo eso que se dice de nosotros. Pero, también, no deja de ser menos cierto -para bien o para mal- eso de que los Argentinos, a diferencia de muchas otras partes de mi amada Sud América, descendemos de los Barcos y no de los nativos.
Será por eso, quizá, que yo me sentía mucho más extraño en Quito, Ecuador, donde, en teoría se habla mi mismo idioma, que en Barcelona, donde, un 99% de la gente habla Catalán, como idioma madre....