Por Alejandra Dandan
Hebe se expande. Mientras la radio de las Madres parece a punto de convertirse en un fenómeno masivo con 80 repetidoras dentro del país y convenios con Radio Rebelde de Cuba, en Venezuela, Bolivia, Uruguay y Brasil, la presidenta de la Asociación de Madres de Plaza de Mayo rechaza propuestas de quienes ahora buscan llevarla a la televisión para que repita el éxito de su curso de cocina militante.
Por primera vez, este año la Asociación de las Madres descansa. Cerró las puertas durante unos días por vacaciones. Por eso la casa de la Avenida de Mayo está cerrada. O mejor dicho, casi. Hebe está adentro, siempre en busca de alguna cosa que atender. Sigue los comunicados de Gaza, organiza una marcha y piensa las rondas de los jueves, esas rondas que no dejaron de hacerse y en el balance que este mismo día hará en voz alta desde la Plaza de Mayo, con señales a favor y en contra del Gobierno.
–¿Nunca cerraron?
–Nunca, hasta ahora. Son poquitos días, pero me sirvió para hacerme un tratamiento en la pierna y tomar un poco de distancia. Igual, a la Plaza fuimos el 25 y el 1º, y fue muchísima gente.
–Los diarios esos días no salen. ¿Las Madres no tienen feriados?
–No, porque la Plaza es como una voz que se expande, todo lo que decís ahí se repite y se repite.
–Usted es una de las personas públicas reconocidas por su apoyo al Gobierno, aunque siempre dijo que lo suyo es un apoyo “crítico”. En los últimos tiempos se le escucharon más diferencias. En el caso por la muerte de Rucci, con la instalación de Wal Mart o por las jubilaciones. ¿Como viene la relación con los Kirchner?
–La relación sigue siendo buena. Desde el primer momento en que yo me reuní con ellos, Néstor Kirchner me dijo: “Vos tenés que ser como nuestra mamá, que cuando las cosas están mal nos retes, por eso no nos cae mal lo que nos digas”. Y yo lo hago porque corresponde. A nosotros nos parece que tiene que haber una oposición, pero una oposición y no una difamación.
–¿Se refiere a una oposición constructiva? ¿Lo dicen por ustedes? Pero, ¿sería desde dentro o por fuera del kirchernismo?
–No, nosotros apoyamos el proyecto que ellos tienen de gobierno, nos parece muy bien lo que están haciendo. En derechos humanos, en todas las cosas que han hecho bien. El tema de la jubilación para la mujer, los aumentos pocos o muchos han sido aumentos, Aerolíneas. Y eso lo apoyamos. Y lo de Rico me parece una cagada y hay que decirlo. Y lo de Rucci como lo dije: “Señora Presidenta, usted se olvidó de decir que fue leal con Perón pero fue un traidor con los compañeros”. Bueno, corresponde decirlo, porque ¿de qué lado estoy yo? Estoy de este lado, sigo estando en la Plaza.
–El kirchnerismo en este momento busca alianzas dentro del peronismo para sostenerse...
–Pero si el peronismo es eso. ¡Desgraciadamente es eso! La derecha y la izquierda y la más izquierda.
–¿Cómo se paran ustedes en ese esquema de alianzas?
–Nosotras no estamos apostando a hacerle propaganda al partido, ni decimos “Vote a tal”. Yo no voy a decir que voten a tal o tal otro, esa basura para nosotros no cuenta. Lo que sí nos parece es que es Kirchner o qué. ¿Qué voy a hacer? ¿Voy a votar a Menem? ¿A la Carrió? Lo mejor que tenemos hasta ahora y lo mejor que hemos tenido en este tiempo son ellos y el que no lo vea así la verdad es que es un ciego. Contemos o descontemos, vayamos pensando en todo lo que hemos vivido desde Isabel Perón a esta parte.
–Otro tema: “Cocina militante”, su propuesta de curso de cocina en la ex ESMA, fue un éxito. Hasta le ofrecieron hacer un programa de televisión. ¿Por qué dijo que no?
–Es “Cocinando política”. Tuvo mucha repercusión, pero un programa de televisión no quiero porque perdería esa cosa tan linda de comunión con la gente.
jueves, 8 de enero de 2009
sábado, 3 de enero de 2009
Cristina K (mal) vista desde Italia...
Si vede che anche i giornali teoricamente "seri" hanno finito pure loro le idee per scrivere articoli decenti! Che tristezza...
La "presidenta" Kirchner è in caduta nei sondaggi per le scelte in politica economica
ma i media si accaniscono sulla sua passione per il lusso: cinque abiti al giorno
Cristina 100 metri quadri di tailleur
la mania che indigna l'Argentina
di OMERO CIAI
NON le perdonano lo shopping, né l'ostentazione. Da quando è precipitata sotto il 30%nei sondaggi, lei che vinse le elezioni presidenziali con il doppio dei voti del marito Nestor, i giornali argentini l'assediano dilettando l'opinione pubblica sui tailleur, i gioielli e gli immancabili tacchi a spillo. Ogni volta che lascia Buenos Aires per un viaggio all'estero - scrivono - le serve un Airbus intero per portarsi dietro tutti i cambi d'abito e riportare a casa tutto quello che compra nei negozi di gran lusso delle capitali europee o americane.
I bene informati hanno fatto anche i calcoli. Cristina Fernandez de Kirchner, da un anno presidente d'Argentina e, prima, per quattro anni first lady, spende fra i 250mila e i 400mila euro all'anno solo per vestirsi. Nella residenza presidenziale di Olivos, alla periferia della capitale, il suo guardaroba occupa già 100mq (come un appartamento di quattro stanze) e, al ritmo attuale, avrà bisogno di almeno 400mq di giacche, gonne, pantaloni e scarpe prima della fine del mandato, fra tre anni. Nell'ultimo viaggio ufficiale, tra Stati Uniti e Nord Africa, è riuscita a cambiare abito cinque volte al giorno presentandosi a tutti gli appuntamenti un po' in ritardo ma impeccabile.
Dalle accuse Cristina si difende attaccando: "Sono tutti misogini", dice e poi, senza modestia, aggiunge che la maggior parte delle cose che indossa sono di produzione nazionale argentina. Creazioni di stilisti locali che lei pubblicizza nel mondo. Ma l'assedio continua. Già famosa per essere la donna che non mette mai due volte lo stesso vestito, ora le rimproverano anche i gioielli. "Ogni sera che esce si porta addosso almeno 50mila dollari tra orecchini, anelli, collane e altri accessori" scelti sempre con molta cura da Bulgari, Hermes e Vuitton, scriveva qualche settimana fa Noticias. Non solo: "le piacciono il cuoio, la seta, tessuti brillanti e costosi".
Siccome è peronista le hanno trovato anche una fonte d'ispirazione nel Pantheon nazionale. Ovviamente Evita, la seconda moglie di Peron e First lady argentina negli anni '50. Più che First lady una Pasionaria in verità, tanto conosciuta per il suo guardaroba d'alta classe come per sue battaglie populiste per l'Argentina povera e affamata. Esattamente come Cristina. Si narra che Evita ricevesse da Parigi per via aerea tutte le settimane il catalogo di Christian Dior per scegliere e ricevere comodamente giacche e cappellini d'autore.
Il britannico Guardian ha inserito l'inquilina della Casa Rosada in una speciale classifica fashion (Kings of bling) sui leader mondiali e l'ostentazione della ricchezza. Cristina è arrivata quarta. Dietro a Sarkozy, Gorbaciov e al presidente russo Medvedev. Ma non è finita perché qualche esperto in protocollo l'accusa anche di essere un tantino cafona. S'è presentata con gli occhiali da sole ad un summit; le piacciono le borse grandi, anzi enormi; ed ha costretto, al G-20 di metà novembre, tutti i capi di Stato presenti a ripetere la foto di rito dov'era arrivata tardi per il trucco. Battaglia politica vera poca, anzi niente.
Chi la difende, dentro e fuori il movimento peronista argentino, sostiene che questo tentativo di banalizzare il personaggio nasconde gli interessi dei grandi gruppi economici e il fastidio di una parte della classe media per il modello di sviluppo più solidale che Cristina comunque rappresenta. Il lungo braccio di ferro con le aziende agricole sull'aumento delle tasse per la soia esportata (che la Kirchner voleva reinvestire in opere sociali), e la nazionalizzazione del sistema pensionistico regalato ai privati da Menem negli anni Novanta, hanno sbucciato interessi e privilegi di ceti sociali e gruppi economici anche stranieri (spagnoli) che ora si vendicano.
L'indice di popolarità della presidenta è sceso - dicono i sondaggi - intorno al 25%, più o meno quello che è lo "zoccolo duro", ultra-popolare, del peronismo. Infatti qualche altro punto debole oltre al lusso esagerato Cristina ce l'ha. Le campagne stampa contro di lei puntano sul dualismo nel potere (sostengono che in realtà comanda ancora il marito) e segnalano episodi di corruzione ancora tutti da chiarire. La crisi economica fa il resto e si può facilmente prevedere che il 2009 per lei non sarà un anno in discesa.
La "presidenta" Kirchner è in caduta nei sondaggi per le scelte in politica economica
ma i media si accaniscono sulla sua passione per il lusso: cinque abiti al giorno
Cristina 100 metri quadri di tailleur
la mania che indigna l'Argentina
di OMERO CIAI
NON le perdonano lo shopping, né l'ostentazione. Da quando è precipitata sotto il 30%nei sondaggi, lei che vinse le elezioni presidenziali con il doppio dei voti del marito Nestor, i giornali argentini l'assediano dilettando l'opinione pubblica sui tailleur, i gioielli e gli immancabili tacchi a spillo. Ogni volta che lascia Buenos Aires per un viaggio all'estero - scrivono - le serve un Airbus intero per portarsi dietro tutti i cambi d'abito e riportare a casa tutto quello che compra nei negozi di gran lusso delle capitali europee o americane.
I bene informati hanno fatto anche i calcoli. Cristina Fernandez de Kirchner, da un anno presidente d'Argentina e, prima, per quattro anni first lady, spende fra i 250mila e i 400mila euro all'anno solo per vestirsi. Nella residenza presidenziale di Olivos, alla periferia della capitale, il suo guardaroba occupa già 100mq (come un appartamento di quattro stanze) e, al ritmo attuale, avrà bisogno di almeno 400mq di giacche, gonne, pantaloni e scarpe prima della fine del mandato, fra tre anni. Nell'ultimo viaggio ufficiale, tra Stati Uniti e Nord Africa, è riuscita a cambiare abito cinque volte al giorno presentandosi a tutti gli appuntamenti un po' in ritardo ma impeccabile.
Dalle accuse Cristina si difende attaccando: "Sono tutti misogini", dice e poi, senza modestia, aggiunge che la maggior parte delle cose che indossa sono di produzione nazionale argentina. Creazioni di stilisti locali che lei pubblicizza nel mondo. Ma l'assedio continua. Già famosa per essere la donna che non mette mai due volte lo stesso vestito, ora le rimproverano anche i gioielli. "Ogni sera che esce si porta addosso almeno 50mila dollari tra orecchini, anelli, collane e altri accessori" scelti sempre con molta cura da Bulgari, Hermes e Vuitton, scriveva qualche settimana fa Noticias. Non solo: "le piacciono il cuoio, la seta, tessuti brillanti e costosi".
Siccome è peronista le hanno trovato anche una fonte d'ispirazione nel Pantheon nazionale. Ovviamente Evita, la seconda moglie di Peron e First lady argentina negli anni '50. Più che First lady una Pasionaria in verità, tanto conosciuta per il suo guardaroba d'alta classe come per sue battaglie populiste per l'Argentina povera e affamata. Esattamente come Cristina. Si narra che Evita ricevesse da Parigi per via aerea tutte le settimane il catalogo di Christian Dior per scegliere e ricevere comodamente giacche e cappellini d'autore.
Il britannico Guardian ha inserito l'inquilina della Casa Rosada in una speciale classifica fashion (Kings of bling) sui leader mondiali e l'ostentazione della ricchezza. Cristina è arrivata quarta. Dietro a Sarkozy, Gorbaciov e al presidente russo Medvedev. Ma non è finita perché qualche esperto in protocollo l'accusa anche di essere un tantino cafona. S'è presentata con gli occhiali da sole ad un summit; le piacciono le borse grandi, anzi enormi; ed ha costretto, al G-20 di metà novembre, tutti i capi di Stato presenti a ripetere la foto di rito dov'era arrivata tardi per il trucco. Battaglia politica vera poca, anzi niente.
Chi la difende, dentro e fuori il movimento peronista argentino, sostiene che questo tentativo di banalizzare il personaggio nasconde gli interessi dei grandi gruppi economici e il fastidio di una parte della classe media per il modello di sviluppo più solidale che Cristina comunque rappresenta. Il lungo braccio di ferro con le aziende agricole sull'aumento delle tasse per la soia esportata (che la Kirchner voleva reinvestire in opere sociali), e la nazionalizzazione del sistema pensionistico regalato ai privati da Menem negli anni Novanta, hanno sbucciato interessi e privilegi di ceti sociali e gruppi economici anche stranieri (spagnoli) che ora si vendicano.
L'indice di popolarità della presidenta è sceso - dicono i sondaggi - intorno al 25%, più o meno quello che è lo "zoccolo duro", ultra-popolare, del peronismo. Infatti qualche altro punto debole oltre al lusso esagerato Cristina ce l'ha. Le campagne stampa contro di lei puntano sul dualismo nel potere (sostengono che in realtà comanda ancora il marito) e segnalano episodi di corruzione ancora tutti da chiarire. La crisi economica fa il resto e si può facilmente prevedere che il 2009 per lei non sarà un anno in discesa.
La "Dakar" argentina vista desde Italia
Folla per la Dakar argentina
La corsa rallystica più famosa al mondo si disputa quest'anno in Sud America. Al via il primo incidente, per fortuna senza conseguenze: un'automobile della squadra argentina 'Proto Monti 09', ha investito una spettatrice che stava guardando la sfilata per le strade di Buenos Aires, invase da oltre 500 mila persone
La sfilata notturna dei partecipanti tra le strade di Buenos Aires.
BUENOS AIRES, 3 gennaio 2009 - E' partita con un lieve incidente la Dakar 2009, che quest'anno si disputa tra le strade del Sudamerica. Un'automobile della squadra argentina 'Proto Monti 09', ha infatti investito una spettatrice che stava guardando la sfilata delle auto del rally per le strade di Buenos Aires. La prima giornata, in cui i veicoli della corsa hanno sfilato per il prologo della gara, ha visto per le strade oltre 500mila persone a salutare l'evento nella capitale argentina. Il transito in cittá nella mattinata è stato caotico in alcuni tratti, visto che la polizia aveva recintato la zona centrale di Buenos Aires per consentire il passaggio, senza problemi, delle auto tra due ali di folla. L'incidente si è poi registrò in serata, intorno alle 20 ora locale, all'intersezione dei viali Del Libertador e Sarmiento, nel quartiere Palermo, quando un veicolo condotto dall'argentino Francisco Otaño e con Leonardo Monti copilota, ha investito una donna che è stata ferita in modo non grave, subito trasportata in pronto soccorso ma solo per precauzione.
TRADIZIONE E NOVITA'- E' la prima volta dopo trent'anni che la corsa rallystica più famosa al mondo lascia Africa. Una decisione assunta dagli organizzatori dell'Aso dopo che l'anno scorso erano stati costretti ad annullare la gara in seguito alle minacce terroristiche avanzate da gruppi islamici legati ad Al Qaeda in Mauritania. Dopo l'uccisione di 4 turisti francesi, il 24 dicembre, era stato proprio il governo di Parigi a sconsigliare la partenza della gara. Etienne Lavigne, direttore della corsa, ha spiegato in un'intervista la decisione di mantenere il nome originario dell'evento, nonostate il nuovo scenario: "Legittimo che la gente se lo chieda ma non ci sono dubbi che noi abbiamo organizzato la Dakar e che i concorrenti siano consapevoli di affrontarla: un evento che fonde professionisti e amatori con l'endurance e condizioni estreme". Dakar, insomma, è diventato sinonimo di avventura. "Sarebbe come cambiare nome a una nave", ha concluso Lavigne.
ADRENALINA LUNGO LE ANDE - Anche il Sudamerica non risparmierà ai partecipanti il gusto dell'avvenura, con punti particolarmente difficili da percorrere: dalle pietraie della Patagonia al deserto dell'Atacama, il più arido al mondo, senza scordare le dune di sabbia e i passaggi andini a 4.700 metri di altitudine. In 15 giorni, compreso uno di riposo, i concorrenti percorreranno 9.578 km, 5.656 km dei quali di prove speciali, fino all'arrivo a Buenos Aires il 17 gennaio. Rispetto, all'Africa, come ovvio, ci saranno alcune differenze: ci sarà meno sabbia (35% del terreno delle speciali) e più terra e ghiaia (50%). A tutto ciò va aggiunto un 15% di pietraie. Non solo, la Dakar salirà sino ai 4.700 metri di altitudine dei passi andini. Immutato, invece, il fattore pericolo. In Africa hanno perso la vita 49 persone, incluso lo stesso Sabine che nel 1986 si schiantò a Gourma Rarhous (Mali) in elicottero. Poi bisogna aggiungere anche abitanti e tifosi. Va ricordato che esistono dei limiti di velocità: 50 km/h nei centri abitati, mentre nei trasferimenti è obbligatorio rispettare i limiti di velocità stabiliti dal codice. Sulle strade dell'Argentina poi quest'anno ci sono stati 22 morti al giorno, 5.427 da gennaio ad agosto. Un dato che fa riflettere.
CAROVANA - Nonostante i rischi, sono sempre numerosi gli iscritti alla gara. Quest'anno ben 505: 218 moto, 179 auto, 81 camion e 27 quad. A questi vanno aggiunti centinaia di veicoli di assistenza. Anche gli italiani sono presenti con venti equipaggi: 7 moto, 6 auto, 5 camion e 2 quad. Finire la corsa sarà già un successo. Più ambizioso il traguardo di Miki Biasion, due volte iridato nei rally, e Riccardo Garosci, entrambi su Mitsubishi, che sono tra i favoriti nella classe T2, cioè nelle auto derivate dalla produzione di serie. Categoria nella quale Garosci è campione del mondo in carica. Tra i favoriti la Mitsubishi, alla ricerca dell'ottavo successo di fila, e la Volkswagen, che non vince dal 1980. Prima guida dei giapponesi il francese Peterhansel, 9 Dakar vinte, tre delle ultime 4 edizioni auto e 6 in moto. Con la stessa vettura, la debuttante Racing Lancer, l'ex discesista francese Luc Alphand, vincitore nel 2006 e secondo nel 2005 e 2007. I tedeschi affidano le loro Touareg all'ex rallista Carlos Sainz e al giapponese Hiroshi Masuoka. Tra le moto si preannuncia invece l'ennesima sfida fratricida tra le Ktm di Cyril Despres (primo nel 2005 e 2007) e Marc Coma (vincitore nel 2006).
NON SOLO EROI - Chi crede che la Dakar sia una competizione solo maschile si sbaglia. Sono venti le donne, un bel gruppo. D'altronde nel 2001 la gara auto venne vinta dalla tedesca Jutta Kleinschmidt. Tra queste le nostre Luisa Trucco e Camelia Liparoti: la prima guida un camion Iveco, la seconda un quad Ktm. L'edizione 2009 vedrà in prima linea anche gli ambientalisti sostenuti dallo scrittore cileno Luis Sepúlveda: sotto accusa la contaminazione delle aree vergini come l'Atacama e la Patagonia. I concorrenti pagheranno un eco contributo di 50 euro per moto e quad, 100 per le auto e 150 per i camion, il ricavato andrà a organizzazioni ambientaliste.
Autor: Giovanni Cortinovis
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