Secondo la ricerca il 50% dei nuclei vive con meno di 1.900 euro.
Il 15% non ce la fa. Redditi più bassi tra gli anziani e al sud
Istat, una famiglia su sette non arriva a fine mese.
L'allarme di Veltroni: "E' questa la notizia di oggi che ci deve preoccupare"
Istat, una famiglia su sette
non arriva a fine mese
ROMA - E' la fotografia di un disagio. Che se non cresce, resta però a livelli preoccupanti. Sono tempi duri per le famiglie italiane. I dati dell'Istat lo dicono senza possibilità di dubbio: il 50% dei nuclei vive con meno di 1.900 euro al mese: esattamente con meno di 1.872 euro, 22.460 euro l'anno. Il 14,6% dichiara di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese. Il 28,4 per cento di non essere in grado di far fronte ad una spesa imprevista di 600 euro. In pratica, dice l'indagine sui redditi e sulle condizioni di vita in Italia (2005-2006), una famiglia su tre è in difficoltà.
Da una parte i dati mostrano come la situazione sia da una parte stazionaria rispetto alla stessa indagine sui redditi realizzata l'anno precedente. Dall'altra, però, spiccano alcune differenze. Anzitutto diminuiscono le famiglie che hanno avuto difficoltà a comprare il cibo necessario almeno una volta, per le spese mediche e per l'acquisto di abiti necessari. Poi risultano più numerose le famiglie con cinque o più componenti, a disagio perchè non riescono a pagare le bollette e sono più vulnerabili di fronte agli imprevisti.
Reddito medio. Stando ai dati il reddito medio è leggermente più alto: 2.311 euro al mese, anche se la maggioranza delle famiglie risulta avere un reddito inferiore a questa media. I redditi più bassi risultano essere quelli dei nuclei composti da anziani e di coloro che lavorano al sud. Per quanto riguarda invece le famiglie numerose, le condizioni risultano addirittura peggiorate dal 2005 al 2006: in particolare per le famiglie con tre o più minori il 23,8% nel 2006, rispetto al 20,8% nel 2005, ha dichiarato di arrivare con molta difficoltà a fine mese. Il 38% di questi nuclei non può affrontare spese inattese (contro il 31,6% nel 2005). "Si tratta di una distribuzione dei redditi fortemente asimmetrica" rileva l'Istat aggiungendo che c'è "un livello di diseguaglianza di entità non trascurabile". In Europa l'Italia è tra le posizioni peggiori, esclusi i nuovi Stati membri, insieme a Grecia e Portogallo.
Incognita sommerso. Gli esperti Istat hanno spiegato che il reddito mediano non è equiparabile al reddito disponibile, anche perché esclude la stima dell'economia sommersa. Incrociando le risposte ottenute dal campione con i dati dell'Agenzia delle entrate è emerso che in molti casi è stato comunicato all'Istat un reddito maggiore di quanto dichiarato al fisco.
Sud in difficoltà. I risultati confermano l'esistenza di un profondo divario territoriale. La diseguaglianza tra i redditi delle famiglie aumenta proprio nelle aree del Paese dove si registra una minore disponibilità di reddito: al primo posto si trova la Calabria, seguita da Sicilia e Campania. Nel 2006 è cresciuta, tuttavia, la percentuale di famiglie residenti al Nord che hanno dichiarato di arrivare con difficoltà alla fine del mese (10,7 per cento contro il 9,9 per cento del 2005) e di essere in arretrato con il pagamento delle utenze (5,9 per cento contro il 5,3 per cento del 2005). Livelli di diseguaglianza molto meno marcati si osservano invece a Trento, in Valle d'Aosta e in Friuli Venezia Giulia.
L'allarme di Veltroni. In una giornata politicamente convulsa, braccato dai cronisti, il leader del Pd Walter Veltroni ha commentato: "La notizia che mi ha più preoccupato oggi è il fatto che il 50 per cento delle famiglie italiane vive con meno di 1.900 euro al mese. L'Istat lo ha detto molto chiaramente. Penso sia la prima cosa sulla quale la politica deve riflettere e intervenire. I dati sul Mezzogiorno sono particolarmente gravi: e penso che nella giornata di oggi questa sia la cosa che dovrebbe bussare con maggiore forze alle porte della politica".
(17 gennaio 2008)
jueves, 17 de enero de 2008
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