Palermo come un cartoon
L'attaccante del Boca Juniors segna di testa aggrappandosi alla traversa come "Holly e Benji": battuto 2-0 il River in un'amichevole di preparazione del Torneo di Clausura che partirà il 10 febbraio
Martin Palermo festeggiato dopo la rete contestata. Ansa
MILANO, 28 gennaio 2008 – Ricordate i gemelli Derrick? Quelli che nel cartone animato “Holly e Benji” facevano delle acrobazie incredibili per cogliere di sorpresa gli avversari; salti sulle traverse, catapulte umane, tiri colpendo la palla in coppia. Ma erano trucchi, appunto, da cartone animato. Gli umani certe cose le possono solo immaginare, o imitare. Chissà se Martin Palermo, l’attaccante del Boca Juniors, ha mai visto “Holly e Benji”: probabile, visto l’ultimo gol che ha segnato.
SUPERCLASICO – In Argentina siamo ancora ai preparativi per il Torneo di Clausura, che partirà il 10 febbraio. Nel weekend, in compenso, è andata in scena a Mar del Plata un’amichevole di gran lusso: il “Superclasico” tra Boca Juniors e River Plate. Partita amichevole solo sulla carta, e impreziosita da alcune storie che si intrecciavano; come, ad esempio, l’esordio di Diego Simeone sulla panchina dei “Millionarios” dopo la fortunata esperienza con l’Estudiantes. A difendere la porta del River, Juan Pablo Carrizo, che la Lazio sta ancora aspettando, forse inutilmente. Senza dimenticare che finalmente il Boca avrebbe potuto contare su Riquelme, il grande assente nella finale del Mondiale per Club contro il Milan.
OH, ISSA – La partita è stata vinta per 2-0 dal Boca Juniors grazie ai gol, uno per tempo, di Battaglia e Palermo. Proprio la rete di quest’ultimo è stata il frutto di una giocata “alla Holly e Benji”. Punizione di Riquelme dalla trequarti sinistra, perfida e diretta all’incrocio dei pali; Carrizo ci mette i pugni e, volando in rete, respinge la palla in alto, ma non fuori. E qui “El loco”, forse memore dell’esempio dei gemelli Derrick, per anticipare il rinvio del difensore, si appende alla traversa con le braccia: movimento rapido ed efficace, zuccata verso il basso e gol. Una giocata contro il regolamento, ma sfuggita all’arbitro, che tra le proteste dei giocatori del River ha concesso il 2-0. Per fortuna che si trattava solo di un’amichevole.
lunes, 28 de enero de 2008
viernes, 25 de enero de 2008
hablamos de politica?
Si tenes ganas, respetando las minimas reglas de educaciòn y de buena conducta, de charlar y discutir de politica, registrate y entrà al forum de argentinos on line!!
http://freeforumzone.leonardo.it/cartella.aspx?idc=577391
saludos,
S.
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S.
jueves, 17 de enero de 2008
Argentina 2001? NO! Italia 2008! - PARTE 1
Secondo la ricerca il 50% dei nuclei vive con meno di 1.900 euro.
Il 15% non ce la fa. Redditi più bassi tra gli anziani e al sud
Istat, una famiglia su sette non arriva a fine mese.
L'allarme di Veltroni: "E' questa la notizia di oggi che ci deve preoccupare"
Istat, una famiglia su sette
non arriva a fine mese
ROMA - E' la fotografia di un disagio. Che se non cresce, resta però a livelli preoccupanti. Sono tempi duri per le famiglie italiane. I dati dell'Istat lo dicono senza possibilità di dubbio: il 50% dei nuclei vive con meno di 1.900 euro al mese: esattamente con meno di 1.872 euro, 22.460 euro l'anno. Il 14,6% dichiara di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese. Il 28,4 per cento di non essere in grado di far fronte ad una spesa imprevista di 600 euro. In pratica, dice l'indagine sui redditi e sulle condizioni di vita in Italia (2005-2006), una famiglia su tre è in difficoltà.
Da una parte i dati mostrano come la situazione sia da una parte stazionaria rispetto alla stessa indagine sui redditi realizzata l'anno precedente. Dall'altra, però, spiccano alcune differenze. Anzitutto diminuiscono le famiglie che hanno avuto difficoltà a comprare il cibo necessario almeno una volta, per le spese mediche e per l'acquisto di abiti necessari. Poi risultano più numerose le famiglie con cinque o più componenti, a disagio perchè non riescono a pagare le bollette e sono più vulnerabili di fronte agli imprevisti.
Reddito medio. Stando ai dati il reddito medio è leggermente più alto: 2.311 euro al mese, anche se la maggioranza delle famiglie risulta avere un reddito inferiore a questa media. I redditi più bassi risultano essere quelli dei nuclei composti da anziani e di coloro che lavorano al sud. Per quanto riguarda invece le famiglie numerose, le condizioni risultano addirittura peggiorate dal 2005 al 2006: in particolare per le famiglie con tre o più minori il 23,8% nel 2006, rispetto al 20,8% nel 2005, ha dichiarato di arrivare con molta difficoltà a fine mese. Il 38% di questi nuclei non può affrontare spese inattese (contro il 31,6% nel 2005). "Si tratta di una distribuzione dei redditi fortemente asimmetrica" rileva l'Istat aggiungendo che c'è "un livello di diseguaglianza di entità non trascurabile". In Europa l'Italia è tra le posizioni peggiori, esclusi i nuovi Stati membri, insieme a Grecia e Portogallo.
Incognita sommerso. Gli esperti Istat hanno spiegato che il reddito mediano non è equiparabile al reddito disponibile, anche perché esclude la stima dell'economia sommersa. Incrociando le risposte ottenute dal campione con i dati dell'Agenzia delle entrate è emerso che in molti casi è stato comunicato all'Istat un reddito maggiore di quanto dichiarato al fisco.
Sud in difficoltà. I risultati confermano l'esistenza di un profondo divario territoriale. La diseguaglianza tra i redditi delle famiglie aumenta proprio nelle aree del Paese dove si registra una minore disponibilità di reddito: al primo posto si trova la Calabria, seguita da Sicilia e Campania. Nel 2006 è cresciuta, tuttavia, la percentuale di famiglie residenti al Nord che hanno dichiarato di arrivare con difficoltà alla fine del mese (10,7 per cento contro il 9,9 per cento del 2005) e di essere in arretrato con il pagamento delle utenze (5,9 per cento contro il 5,3 per cento del 2005). Livelli di diseguaglianza molto meno marcati si osservano invece a Trento, in Valle d'Aosta e in Friuli Venezia Giulia.
L'allarme di Veltroni. In una giornata politicamente convulsa, braccato dai cronisti, il leader del Pd Walter Veltroni ha commentato: "La notizia che mi ha più preoccupato oggi è il fatto che il 50 per cento delle famiglie italiane vive con meno di 1.900 euro al mese. L'Istat lo ha detto molto chiaramente. Penso sia la prima cosa sulla quale la politica deve riflettere e intervenire. I dati sul Mezzogiorno sono particolarmente gravi: e penso che nella giornata di oggi questa sia la cosa che dovrebbe bussare con maggiore forze alle porte della politica".
(17 gennaio 2008)
Il 15% non ce la fa. Redditi più bassi tra gli anziani e al sud
Istat, una famiglia su sette non arriva a fine mese.
L'allarme di Veltroni: "E' questa la notizia di oggi che ci deve preoccupare"
Istat, una famiglia su sette
non arriva a fine mese
ROMA - E' la fotografia di un disagio. Che se non cresce, resta però a livelli preoccupanti. Sono tempi duri per le famiglie italiane. I dati dell'Istat lo dicono senza possibilità di dubbio: il 50% dei nuclei vive con meno di 1.900 euro al mese: esattamente con meno di 1.872 euro, 22.460 euro l'anno. Il 14,6% dichiara di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese. Il 28,4 per cento di non essere in grado di far fronte ad una spesa imprevista di 600 euro. In pratica, dice l'indagine sui redditi e sulle condizioni di vita in Italia (2005-2006), una famiglia su tre è in difficoltà.
Da una parte i dati mostrano come la situazione sia da una parte stazionaria rispetto alla stessa indagine sui redditi realizzata l'anno precedente. Dall'altra, però, spiccano alcune differenze. Anzitutto diminuiscono le famiglie che hanno avuto difficoltà a comprare il cibo necessario almeno una volta, per le spese mediche e per l'acquisto di abiti necessari. Poi risultano più numerose le famiglie con cinque o più componenti, a disagio perchè non riescono a pagare le bollette e sono più vulnerabili di fronte agli imprevisti.
Reddito medio. Stando ai dati il reddito medio è leggermente più alto: 2.311 euro al mese, anche se la maggioranza delle famiglie risulta avere un reddito inferiore a questa media. I redditi più bassi risultano essere quelli dei nuclei composti da anziani e di coloro che lavorano al sud. Per quanto riguarda invece le famiglie numerose, le condizioni risultano addirittura peggiorate dal 2005 al 2006: in particolare per le famiglie con tre o più minori il 23,8% nel 2006, rispetto al 20,8% nel 2005, ha dichiarato di arrivare con molta difficoltà a fine mese. Il 38% di questi nuclei non può affrontare spese inattese (contro il 31,6% nel 2005). "Si tratta di una distribuzione dei redditi fortemente asimmetrica" rileva l'Istat aggiungendo che c'è "un livello di diseguaglianza di entità non trascurabile". In Europa l'Italia è tra le posizioni peggiori, esclusi i nuovi Stati membri, insieme a Grecia e Portogallo.
Incognita sommerso. Gli esperti Istat hanno spiegato che il reddito mediano non è equiparabile al reddito disponibile, anche perché esclude la stima dell'economia sommersa. Incrociando le risposte ottenute dal campione con i dati dell'Agenzia delle entrate è emerso che in molti casi è stato comunicato all'Istat un reddito maggiore di quanto dichiarato al fisco.
Sud in difficoltà. I risultati confermano l'esistenza di un profondo divario territoriale. La diseguaglianza tra i redditi delle famiglie aumenta proprio nelle aree del Paese dove si registra una minore disponibilità di reddito: al primo posto si trova la Calabria, seguita da Sicilia e Campania. Nel 2006 è cresciuta, tuttavia, la percentuale di famiglie residenti al Nord che hanno dichiarato di arrivare con difficoltà alla fine del mese (10,7 per cento contro il 9,9 per cento del 2005) e di essere in arretrato con il pagamento delle utenze (5,9 per cento contro il 5,3 per cento del 2005). Livelli di diseguaglianza molto meno marcati si osservano invece a Trento, in Valle d'Aosta e in Friuli Venezia Giulia.
L'allarme di Veltroni. In una giornata politicamente convulsa, braccato dai cronisti, il leader del Pd Walter Veltroni ha commentato: "La notizia che mi ha più preoccupato oggi è il fatto che il 50 per cento delle famiglie italiane vive con meno di 1.900 euro al mese. L'Istat lo ha detto molto chiaramente. Penso sia la prima cosa sulla quale la politica deve riflettere e intervenire. I dati sul Mezzogiorno sono particolarmente gravi: e penso che nella giornata di oggi questa sia la cosa che dovrebbe bussare con maggiore forze alle porte della politica".
(17 gennaio 2008)
Un tren bala y muchas carretas
El Gobierno adjudicó las obras para la construcción del tren de alta velocidad a Rosario y Córdoba. Los que se oponen.
El sistema ferroviario argentino está en ruinas, pero la reconstrucción arranca a todo lujo. El Gobierno adjudicó ayer el tendido de un tren de alta velocidad que unirá Buenos Aires, Rosario y Córdoba en algo más de tres horas. Las obras serán realizadas por un consorcio empresario que encabeza la francesa Alstom, en un plazo cercano a los cuatro años a partir de ahora para el primer tramo –entre Retiro y la ciudad santafesina– y de un año más hasta completar el recorrido. Los trabajos iniciales fueron cotizados en 1320 millones de dólares a valores actuales, pero sumando intereses y actualizaciones se llegaría a 3000 millones. Este punto desató una fuerte controversia con la oposición, que cuestiona esos cálculos y asegura que el costo final rebasará por mucho esa última cifra.
“No se trata sólo de una obra pública con altísima tecnología: estamos dando un salto importante hacia una Argentina con una modernidad diferente”, ensalzó ayer Cristina Fernández en el acto de adjudicación. Estaban presentes los gobernadores de Córdoba, Juan Carlos Schiaretti, y de Santa Fe, Hermes Binner, ministros del gabinete nacional y el secretario de Transporte de Francia, Dominique Bussereau, quien viajó especialmente para respaldar a la empresa de su país.
El consorcio que ganó la licitación, también polémica por cómo se manejaron los plazos y las condiciones de presentación, al punto de que sólo quedó un oferente, se denomina Veloxia. Lo encabeza Alstom y lleva como socios a la española Isolux –ganadora de otra licitación en Yacyretá– y a las locales Iecsa –que Franco Macri le vendió a su sobrino Angelo Calcaterra– y Emepa. Estas compañías estarán a cargo de la construcción de las vías, la electrificación, las obras de señalamiento y comunicaciones y la provisión del material rodante. Será el primer ferrocarril de alta velocidad de Argentina y de América latina.
Los trenes contarán con coches de doble piso y estarán divididos en dos categorías: premium y turista. Cada formación será de ocho vagones y podrá transportar entre 520 y 600 pasajeros sentados. Todos los coches contarán con aire acondicionado, luces individuales y luces reclinables. Según el proyecto de licitación, la obra constará de dos tramos, uno entre Buenos Aires y Rosario, donde se prevé una doble vía y velocidades de entre 250 y 300 kilómetros por hora, y el segundo a la ciudad de Córdoba. En este caso, el tren correrá sobre una vía sencilla a una marcha de 160 kilómetros por hora. El trayecto hasta Rosario demandará 90 minutos, y el recorrido completo, algo más de tres horas. Actualmente el viaje a Córdoba lleva 14 horas. El proyecto establece ocho frecuencias diarias.
El financiamiento de las obras será aportado por el banco francés Société Générale. El consorcio ganador se tuvo que encargar de conseguir quién adelantara el dinero. El banco hará un préstamo inicial al Estado de 1700 millones de dólares, a cancelar en 15 años, con siete de gracia. El Gobierno consignó en el presupuesto 2008 partidas por 11.627 millones de pesos para financiar las obras, distribuidos en varios años. El tren bala será pagado por el Estado nacional, aunque el servicio seguramente será concesionado a un operador privado.
Especialistas en materia ferroviaria cuestionaron que el Gobierno desembolse tanto dinero para este proyecto, cuando el resto de la red está en muy malas condiciones. “El sistema ferroviario está absolutamente destruido y con ese dinero se podrían reconstituir 8000 kilómetros de vías para que corran trenes a 120 kilómetros por hora”, aseguró a Página/12 Elido Veschi, de la Asociación del Personal de Dirección de Ferrocarriles Argentinos y Puertos Nacionales. “Con ese dinero se podrían tener buenos trenes a Tucumán, Salta, Posadas, Rosario, Córdoba, Mendoza, Bariloche y Bahía Blanca”, puntualizó.
Norberto Rosendo, presidente de la Comisión Nacional Salvemos al Tren, también cuestionó ante este diario la escala de prioridades del Gobierno y mencionó los problemas cotidianos en los trenes suburbanos. Pero también hizo hincapié en que la tarifa del tren bala será tan alta que finalmente el Estado deberá pagar fuertes subsidios para sostener su funcionamiento. El Gobierno todavía no determinó el cuadro tarifario, pero se estima que los boletos tendrán un costo intermedio entre el pasaje en micro y lo que cuesta viajar en avión.
El sistema ferroviario argentino está en ruinas, pero la reconstrucción arranca a todo lujo. El Gobierno adjudicó ayer el tendido de un tren de alta velocidad que unirá Buenos Aires, Rosario y Córdoba en algo más de tres horas. Las obras serán realizadas por un consorcio empresario que encabeza la francesa Alstom, en un plazo cercano a los cuatro años a partir de ahora para el primer tramo –entre Retiro y la ciudad santafesina– y de un año más hasta completar el recorrido. Los trabajos iniciales fueron cotizados en 1320 millones de dólares a valores actuales, pero sumando intereses y actualizaciones se llegaría a 3000 millones. Este punto desató una fuerte controversia con la oposición, que cuestiona esos cálculos y asegura que el costo final rebasará por mucho esa última cifra.
“No se trata sólo de una obra pública con altísima tecnología: estamos dando un salto importante hacia una Argentina con una modernidad diferente”, ensalzó ayer Cristina Fernández en el acto de adjudicación. Estaban presentes los gobernadores de Córdoba, Juan Carlos Schiaretti, y de Santa Fe, Hermes Binner, ministros del gabinete nacional y el secretario de Transporte de Francia, Dominique Bussereau, quien viajó especialmente para respaldar a la empresa de su país.
El consorcio que ganó la licitación, también polémica por cómo se manejaron los plazos y las condiciones de presentación, al punto de que sólo quedó un oferente, se denomina Veloxia. Lo encabeza Alstom y lleva como socios a la española Isolux –ganadora de otra licitación en Yacyretá– y a las locales Iecsa –que Franco Macri le vendió a su sobrino Angelo Calcaterra– y Emepa. Estas compañías estarán a cargo de la construcción de las vías, la electrificación, las obras de señalamiento y comunicaciones y la provisión del material rodante. Será el primer ferrocarril de alta velocidad de Argentina y de América latina.
Los trenes contarán con coches de doble piso y estarán divididos en dos categorías: premium y turista. Cada formación será de ocho vagones y podrá transportar entre 520 y 600 pasajeros sentados. Todos los coches contarán con aire acondicionado, luces individuales y luces reclinables. Según el proyecto de licitación, la obra constará de dos tramos, uno entre Buenos Aires y Rosario, donde se prevé una doble vía y velocidades de entre 250 y 300 kilómetros por hora, y el segundo a la ciudad de Córdoba. En este caso, el tren correrá sobre una vía sencilla a una marcha de 160 kilómetros por hora. El trayecto hasta Rosario demandará 90 minutos, y el recorrido completo, algo más de tres horas. Actualmente el viaje a Córdoba lleva 14 horas. El proyecto establece ocho frecuencias diarias.
El financiamiento de las obras será aportado por el banco francés Société Générale. El consorcio ganador se tuvo que encargar de conseguir quién adelantara el dinero. El banco hará un préstamo inicial al Estado de 1700 millones de dólares, a cancelar en 15 años, con siete de gracia. El Gobierno consignó en el presupuesto 2008 partidas por 11.627 millones de pesos para financiar las obras, distribuidos en varios años. El tren bala será pagado por el Estado nacional, aunque el servicio seguramente será concesionado a un operador privado.
Especialistas en materia ferroviaria cuestionaron que el Gobierno desembolse tanto dinero para este proyecto, cuando el resto de la red está en muy malas condiciones. “El sistema ferroviario está absolutamente destruido y con ese dinero se podrían reconstituir 8000 kilómetros de vías para que corran trenes a 120 kilómetros por hora”, aseguró a Página/12 Elido Veschi, de la Asociación del Personal de Dirección de Ferrocarriles Argentinos y Puertos Nacionales. “Con ese dinero se podrían tener buenos trenes a Tucumán, Salta, Posadas, Rosario, Córdoba, Mendoza, Bariloche y Bahía Blanca”, puntualizó.
Norberto Rosendo, presidente de la Comisión Nacional Salvemos al Tren, también cuestionó ante este diario la escala de prioridades del Gobierno y mencionó los problemas cotidianos en los trenes suburbanos. Pero también hizo hincapié en que la tarifa del tren bala será tan alta que finalmente el Estado deberá pagar fuertes subsidios para sostener su funcionamiento. El Gobierno todavía no determinó el cuadro tarifario, pero se estima que los boletos tendrán un costo intermedio entre el pasaje en micro y lo que cuesta viajar en avión.
carne argentina de exportacion!
miren el ultimo calendario de la pagina, abajo de todo a la derecha, a quien està dedicado...
http://www.corriere.it/Spettacoli/2007/Calendari/
http://www.corriere.it/Spettacoli/2007/Calendari/
El Ateneo Grand Splendid, una joya entre las librerías del mundo
Por su esplendor arquitectónico
Ocupa el segundo lugar en una lista elaborada por el diario británico The Guardian
domingo, 13 de enero de 2008
Buenos Aires, aerei non partono
Tre giorni consecutivi di voli cancellati, esplode la rivolta e
i viaggiatori fracassano i check-in e distruggono le vetrate
Buenos Aires, aerei non partono e i passeggeri assaltano lo scalo
Nessuna informazione, migliaia di persone abbandonate a se stesse
Una famiglia colombiana bloccata in aeroporto dalle 7 di giovedì mattina
BUENOS AIRES - Voli cancellati per il secondo giorno consecutivo, all'aeroporto internazionale "Pistarini" di Buenos Aires scoppia la rivolta dei passeggeri: inferociti, hanno devastato lo scalo, fracassato i desk dei check-in e mandato in frantumi le vetrate del terminal delle Aerolineas Argentinas. Migliaia di persone bloccate e abbandonate a se stesse, nessuna informazione, il personale è scomparso da tutte le sale d'aspetto mentre i video continuano a segnalare voli in orario.
Tutto era cominciato venerdì, quando l'Aerolineas Argentinas, per il 95% di proprietà del gruppo spagnolo Marsans, aveva cancellato un primo volo per la Colombia. Ma neanche sabato i passeggeri rimasti a terra erano riusciti a partire. A ciò si è aggiunto uno sciopero degli addetti ai bagagli, che ha compromesso ulteriormente la situazione.
Alcune decine di passeggeri bloccati all'interno dello aeroporto per il secondo giorno consecutivo hanno perso la pazienza e, nella notte fra sabato e domenica, hanno bloccato gli accessi all'imbarco anche ai passeggeri di altre compagnie. Risultato: lo scalo gettato nel caos, e centinaia di persone "imprigionate", atti di teppismo e lancio di oggetti contundenti contro il personale delle Aerolinas. Ma, ancora, nessuna soluzione.
Stefano Frigo e Mattia Eccheli, due giornalisti trentini, in attesa di imbarcarsi per Rio de Janeiro e tornare in Italia, confermano: migliaia di passeggeri da tutto il mondo accampati nell'aeroporto e decine di voli cancellati anche oggi. Una famiglia colombiana di quattro persone, che deve rientrare a Bogotà, è al "Pistarini" dalle 7 di giovedì mattina. Molti passeggeri si sono messi in contatto con le ambasciate dei rispettivi Paesi, la situazione diventa più drammatica col passare delle ore. E in tanti continuano a ignorare quale sarà il loro destino.
i viaggiatori fracassano i check-in e distruggono le vetrate
Buenos Aires, aerei non partono e i passeggeri assaltano lo scalo
Nessuna informazione, migliaia di persone abbandonate a se stesse
Una famiglia colombiana bloccata in aeroporto dalle 7 di giovedì mattina
BUENOS AIRES - Voli cancellati per il secondo giorno consecutivo, all'aeroporto internazionale "Pistarini" di Buenos Aires scoppia la rivolta dei passeggeri: inferociti, hanno devastato lo scalo, fracassato i desk dei check-in e mandato in frantumi le vetrate del terminal delle Aerolineas Argentinas. Migliaia di persone bloccate e abbandonate a se stesse, nessuna informazione, il personale è scomparso da tutte le sale d'aspetto mentre i video continuano a segnalare voli in orario.
Tutto era cominciato venerdì, quando l'Aerolineas Argentinas, per il 95% di proprietà del gruppo spagnolo Marsans, aveva cancellato un primo volo per la Colombia. Ma neanche sabato i passeggeri rimasti a terra erano riusciti a partire. A ciò si è aggiunto uno sciopero degli addetti ai bagagli, che ha compromesso ulteriormente la situazione.
Alcune decine di passeggeri bloccati all'interno dello aeroporto per il secondo giorno consecutivo hanno perso la pazienza e, nella notte fra sabato e domenica, hanno bloccato gli accessi all'imbarco anche ai passeggeri di altre compagnie. Risultato: lo scalo gettato nel caos, e centinaia di persone "imprigionate", atti di teppismo e lancio di oggetti contundenti contro il personale delle Aerolinas. Ma, ancora, nessuna soluzione.
Stefano Frigo e Mattia Eccheli, due giornalisti trentini, in attesa di imbarcarsi per Rio de Janeiro e tornare in Italia, confermano: migliaia di passeggeri da tutto il mondo accampati nell'aeroporto e decine di voli cancellati anche oggi. Una famiglia colombiana di quattro persone, che deve rientrare a Bogotà, è al "Pistarini" dalle 7 di giovedì mattina. Molti passeggeri si sono messi in contatto con le ambasciate dei rispettivi Paesi, la situazione diventa più drammatica col passare delle ore. E in tanti continuano a ignorare quale sarà il loro destino.
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