Primera medalla de oro para Argentina
Juan Esteban Curuchet y Walter Pérez hicieron historia en el deporte argentino al obtener hoy la medalla dorada en ciclismo, en la prueba americana de los Juegos Olímpicos de Beijing 2008, siendo la primera medalla dorada de la delegación nacional en China.
Además, Curuchet, de 43 años, y Pérez lograron la primera medalla para el ciclismo olímpico argentino, en una jornada histórica e inolvidable.
Los argentinos se quedaron con el primer puesto de la prueba americana o madison, que se corrió en el imponente Laoshan Velodrome de Beijing.
Los argentinos cuando promediaba la mitad de la carrera se hicieron inalcanzables para sus rivales, quienes igual los atacaron pero no pudieron superarlos y gracias a eso se quedaron con el oro y toda la gloria.
Detrás de los argentinos se ubicó la dupla española, integrada por Joan Llaneras y Antonio Tauler, mientras que la medalla de bronce fue para los rusos Mikhail Ignatyev y Alexei Markov.
A la hora de la premiación todo fue emoción, con Gabriel Curuchet, hermano mayor de Juan, y Jefe de Equipo del Ciclismo en Beijing. Cuando se escucharon las estrofas del himno nacional argentino, por primera vez en estos Juegos Olímpicos, todo fue un mar de lágrimas.
Pocas veces una premiación olímpica fue tan emotiva como esta, algo que reconocieron todos los presentes, sobre todos los enviados internacionales, porque entre los argentinos todo fue festejo y desbordante alegría.
martes, 19 de agosto de 2008
Olimpiadas Pekin 2008: Argentina 3 - Brasil 0
Argentina ya piensa en la final
El seleccionado argentino venció 3 a 0 a Brasil y con este resultado clasificó finalista del torneo de fútbol olímpico de los Juegos de Beijing 2008, donde lo espera Nigeria, que hoy goleó a Bélgica. Los goles argentinos los marcó Sergio Agüero, a los seis y doce minutos del segundo tiempo. EL tercero fue convertido por Riquelme, de penal.
El partido se jugó en el estadio de los Trabajadores de Beijing, con arbitraje del uruguayo Marín Vázquez y las siguientes formaciones:
ARGENTINA: Sergio Romero; Pablo Zabaleta, Ezequiel Garay, Nicolás Pareja y Luciano Monzón; Fernando Gago, Javier Mascherano y Angel Di María; Juan Román Riquelme y Lionel Messi; Sergio Agüero.
BRASIL: Renan; Rafinha, Alex Silva, Breno y Marcelo; Lucas, Hernanes, Anderson y Diego; Ronladinho y Rafel Sobis.
El seleccionado argentino venció 3 a 0 a Brasil y con este resultado clasificó finalista del torneo de fútbol olímpico de los Juegos de Beijing 2008, donde lo espera Nigeria, que hoy goleó a Bélgica. Los goles argentinos los marcó Sergio Agüero, a los seis y doce minutos del segundo tiempo. EL tercero fue convertido por Riquelme, de penal.
El partido se jugó en el estadio de los Trabajadores de Beijing, con arbitraje del uruguayo Marín Vázquez y las siguientes formaciones:
ARGENTINA: Sergio Romero; Pablo Zabaleta, Ezequiel Garay, Nicolás Pareja y Luciano Monzón; Fernando Gago, Javier Mascherano y Angel Di María; Juan Román Riquelme y Lionel Messi; Sergio Agüero.
BRASIL: Renan; Rafinha, Alex Silva, Breno y Marcelo; Lucas, Hernanes, Anderson y Diego; Ronladinho y Rafel Sobis.
lunes, 18 de agosto de 2008
Non è argentina la «voce» del tango
Buenos Aires Le prime ammissioni: Gardel nacque in Uruguay
Non è argentina la «voce» del tango
Una storica: «Ecco le prove». Ma è polemica. E il caso finisce in Parlamento.
RIO DE JANEIRO — «Il mio cuore è argentino, ma la mia anima è uruguayana, perché in quel Paese sono nato», confidò Carlos Gardel in una intervista, appena pochi mesi prima di trovare la morte in un incidente aereo, nel 1935. Basta? Nemmeno per idea. La disputa sulla reale nazionalità del più grande cantante di tango di tutti i tempi divide i Paesi sul Rio de la Plata da decenni, e non accenna a trovare una conclusione. Musei e documenti da una parte e dall'altra, pacchi di prove presentate dagli studiosi, non hanno chiarito il dubbio, nemmeno adesso che una ricercatrice argentina ha infranto il tabù: «Sì, Gardel è nato in Uruguay», ha detto qualche settimana fa la storica Martina Iñiguez, portando ad una commissione del Parlamento di Montevideo una foto del piccolo Carlos, sostenendo che sia stata scattata nel 1893 in una scuola elementare della capitale uruguayana.
LA DISPUTA - L'immagine era conosciuta, ma gli argentini ritenevano(e ancora sostengono) che venne presa invece in una scuola di Buenos Aires. Per caso Gardel ha mai scritto una struggente melodia dedicata a Tacuarembò, si chiedono ironici i porteños, quando parlano dell'autore dell'indimenticabile «Mi Buenos Aires querido» (1934)?. Ma è questa cittadina uruguayana, a 400 chilometri da Montevideo, il principale luogo di culto del cantante. Entrando a Tacuarembò un busto e una gigantografia accompagnano la frase, citata all'inizio di questo articolo, che dà maggior forza alla tesi uruguayana. Portano il suo nome la stazione ferroviaria, l'hotel più importante e diversi locali pubblici. L'Uruguay ha fissato l'epicentro del gardelismo addirittura per legge, nel 1966, ed è nel Parlamento nazionale che si trovano i maggiori esperti della questione. Secondo questa tesi, Carlos Gardel ha nascosto per anni la sua origine uruguayana perché frutto del peccato dei suoi genitori. Il padre ebbe un affaire con la sorella più piccola della moglie, di appena 13 anni, e molti documenti ufficiali vennero fatti sparire.
LA CONDANNA - Altro motivo dell'ambiguità sarebbe una pena scontatada Gardel in un carcere, prima di diventare famoso, della quale poi si sono perse le tracce assieme ai documenti. Gli argentini, dall'altra parte, ammettono che Gardel non è venuto al mondo a Buenos Aires, ma in Francia. Di certo non in Uruguay. Secondo questa tesi sarebbe nato a Tolosa nel 1890, figlio della madre single Marie Berthe Gardes, che poi emigrò a Buenos Aires dove cambiò il cognome in Gardel. La pista francese è accettata in Uruguay, ma con un'altra versione. Sarebbe stato il padre del piccolo, un colonnello dell'esercito, a consegnarlo ad una donna francese dopo il pasticcio tra sorelle. Nato a Tacuarembò, il neonato sarebbe poi finito in Francia e da lì a Buenos Aires.
ANCHE LA DATA DI NASCITA E' INCERTA - Per tutta la sua breve vita — è morto attorno ai 45 anni, perché nemmeno la data di nascita è certa — lo stesso Gardel ha fatto di tutto per confondere le acque. Nel testamento scritto di suo pugno nel 1933, due anni prima dell'incidente aereo in cui perse la vita, il cantante avvalora la tesi argentina, quella della nascita in Francia. Ma in un documento consegnato al consolato uruguayano a Buenos Aires, qualche anno prima, ammetteva di essere figlio del colonnello Carlos Escaloya e chiedeva, da straniero, il riconoscimento della nazionalità argentina. Qualche anno fa un deputata uruguayana ha infine suggerito di riesumarne il corpo, e confrontare il suo Dna con quello di presunti parenti con origini a Tacuarembò. La richiesta è stata respinta da un giudice di Buenos Aires, dove Gardel riposa — non troppo in pace, è il caso di dire — nel cimitero della Chacarita.
Non è argentina la «voce» del tango
Una storica: «Ecco le prove». Ma è polemica. E il caso finisce in Parlamento.
RIO DE JANEIRO — «Il mio cuore è argentino, ma la mia anima è uruguayana, perché in quel Paese sono nato», confidò Carlos Gardel in una intervista, appena pochi mesi prima di trovare la morte in un incidente aereo, nel 1935. Basta? Nemmeno per idea. La disputa sulla reale nazionalità del più grande cantante di tango di tutti i tempi divide i Paesi sul Rio de la Plata da decenni, e non accenna a trovare una conclusione. Musei e documenti da una parte e dall'altra, pacchi di prove presentate dagli studiosi, non hanno chiarito il dubbio, nemmeno adesso che una ricercatrice argentina ha infranto il tabù: «Sì, Gardel è nato in Uruguay», ha detto qualche settimana fa la storica Martina Iñiguez, portando ad una commissione del Parlamento di Montevideo una foto del piccolo Carlos, sostenendo che sia stata scattata nel 1893 in una scuola elementare della capitale uruguayana.
LA DISPUTA - L'immagine era conosciuta, ma gli argentini ritenevano(e ancora sostengono) che venne presa invece in una scuola di Buenos Aires. Per caso Gardel ha mai scritto una struggente melodia dedicata a Tacuarembò, si chiedono ironici i porteños, quando parlano dell'autore dell'indimenticabile «Mi Buenos Aires querido» (1934)?. Ma è questa cittadina uruguayana, a 400 chilometri da Montevideo, il principale luogo di culto del cantante. Entrando a Tacuarembò un busto e una gigantografia accompagnano la frase, citata all'inizio di questo articolo, che dà maggior forza alla tesi uruguayana. Portano il suo nome la stazione ferroviaria, l'hotel più importante e diversi locali pubblici. L'Uruguay ha fissato l'epicentro del gardelismo addirittura per legge, nel 1966, ed è nel Parlamento nazionale che si trovano i maggiori esperti della questione. Secondo questa tesi, Carlos Gardel ha nascosto per anni la sua origine uruguayana perché frutto del peccato dei suoi genitori. Il padre ebbe un affaire con la sorella più piccola della moglie, di appena 13 anni, e molti documenti ufficiali vennero fatti sparire.
LA CONDANNA - Altro motivo dell'ambiguità sarebbe una pena scontatada Gardel in un carcere, prima di diventare famoso, della quale poi si sono perse le tracce assieme ai documenti. Gli argentini, dall'altra parte, ammettono che Gardel non è venuto al mondo a Buenos Aires, ma in Francia. Di certo non in Uruguay. Secondo questa tesi sarebbe nato a Tolosa nel 1890, figlio della madre single Marie Berthe Gardes, che poi emigrò a Buenos Aires dove cambiò il cognome in Gardel. La pista francese è accettata in Uruguay, ma con un'altra versione. Sarebbe stato il padre del piccolo, un colonnello dell'esercito, a consegnarlo ad una donna francese dopo il pasticcio tra sorelle. Nato a Tacuarembò, il neonato sarebbe poi finito in Francia e da lì a Buenos Aires.
ANCHE LA DATA DI NASCITA E' INCERTA - Per tutta la sua breve vita — è morto attorno ai 45 anni, perché nemmeno la data di nascita è certa — lo stesso Gardel ha fatto di tutto per confondere le acque. Nel testamento scritto di suo pugno nel 1933, due anni prima dell'incidente aereo in cui perse la vita, il cantante avvalora la tesi argentina, quella della nascita in Francia. Ma in un documento consegnato al consolato uruguayano a Buenos Aires, qualche anno prima, ammetteva di essere figlio del colonnello Carlos Escaloya e chiedeva, da straniero, il riconoscimento della nazionalità argentina. Qualche anno fa un deputata uruguayana ha infine suggerito di riesumarne il corpo, e confrontare il suo Dna con quello di presunti parenti con origini a Tacuarembò. La richiesta è stata respinta da un giudice di Buenos Aires, dove Gardel riposa — non troppo in pace, è il caso di dire — nel cimitero della Chacarita.
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